Gli islamici di Desio dopo Parigi: «I carabinieri nelle nostre moschee»

La comunità pakistana condanna la strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo: «Siamo pronti ad aiutare: potete controllare i nostri luoghi di culto».
Gli islamici di Desio dopo Parigi: «I carabinieri nelle nostre moschee»

I pakistani di Desio condannano l’attentato di Parigi. «La strage ha scioccato l’umanità intera» dice il responsabile dell’associazione culturale pakistana Minhaj Ul Quran, Ashraf Mohammed Koakhar. «Noi pakistani, che stiamo subendo questi danni, capiamo benissimo il dolore della Francia. Questi terroristi non hanno nulla a che fare con la comunità musulmana». E sulla sicurezza afferma: «Venite a controllare cosa facciamo nelle nostre moschee e luoghi di culto. Noi siamo disponibili a collaborare con forze dell’ordine e istituzioni» .

La presa di posizione dei musulmani brianzoli è arrivata subito, a poche ore dall’attentato nella redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo che ha provocato 12 morti. «Noi condanniamo fermamente quanto successo» dice il responsabile dei pakistani, impegnati in un percorso di integrazione con la realtà locale. Le sue parole sono state rilanciate anche in una videointervista pubblicata sui social network, sul profilo twitter, facebook e sul blog del Coordinamento Desio Città Aperta (desiocittaperta.blogspot.it), con cui l’associazione pakistana collabora per iniziative di pace e dialogo. «Non consideriamo i terroristi fedeli dell’Islam. Sono, al contrario, persone che lavorano contro l’Islam. Non hanno niente a che fare con la comunità musulmana. Noi, come associazione, stiamo lottando da anni contro questi atti terroristici e contro questa mentalità. Il nostro capo spirituale ha pronunciato una fatwa di 600 pagine contro il terrorismo e contro i terroristi».

La paura di tanti è che i fondamentalisti si infiltrino nei luoghi di aggregazione e di culto delle comunità islamiche. La paura riguarda anche le seconde generazioni, figli di immigrati nati in Italia e in Europa. Gli attentatori di Parigi erano cittadini francesi. Come evitare le derive? «Noi collaboriamo con le associazioni e le istituzioni locali per superare queste paure – dice il pakistano, a nome della comunità che si ritrova nel centro islamico di via Forlanini – . Invitiamo le forze dell’ordine e le istituzioni a venire da noi, a controllare cosa facciamo, chi frequenta il nostro centro e partecipa alle nostre iniziative . Noi siamo disponibili a collaborare tutti i giorni, tutto il giorno». L’invito di Ashraf è rivolto anche alle altre associazioni islamiche. «Alle associazioni e centri islamici suggeriamo di collaborare, di stare sempre attenti, tenere sotto controllo chi frequenta i centri e non lasciare spazio a chi ha mentalità sospetta. Noi a Desio siamo impegnati a fare questo lavoro. Abbiamo i nostri progetti con la comunità locale che vogliamo portare avanti in futuro. Restiamo sempre disponibili, in tutte le occasioni».