Furto alla Reggia di Monza, la procura chiede l’esame dei telefoni cellulari

Ulteriori indagini sui telefonini di due dei tre indagati per il colpo di gennaio da 45mila euro alla cassaforte della Villa Reale. Li ha disposti la procura di Monza (l’inchiesta è coordinata dal pm Michela Versini) sotto forma di accertamento tecnico irripetibile.
Uomini della Polizia di stato davanti ai cancelli della Reggia di Monza
Uomini della Polizia di stato davanti ai cancelli della Reggia di Monza

Ulteriori indagini sui telefonini di due dei tre indagati per il colpo di gennaio da 45mila euro alla cassaforte della Villa Reale. Li ha disposti la procura di Monza (l’inchiesta è coordinata dal pm Michela Versini) sotto forma di accertamento tecnico irripetibile.

A settembre verrà disposto l’incarico ai consulenti tecnici, per analizzare i cellulari di B. F., 25 anni, la giovane di Aulla impiegata alla biglietteria e presunta basista, e di M.T., 55 l’uomo accusato di essersi materialmente introdotto nella Reggia con la complicità della prima (che era anche la sua fidanzata) e di una delle guardie giurate addetta alla sorveglianza. Dall’analisi dei telefoni cellulari degli indagati, entrambi residenti a Giussano, gli inquirenti vogliono scoprire se tra i due ci siano stati contatti e scambi di messaggi compromettenti, che avvalorino eventualmente la tesi della procura.

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Ossia che l’uomo, il quale avrebbe impiegato il denaro del colpo per acquistare un’ingente partita di marijuana da un pregiudicato albanese a Torino, si sarebbe avvalso delle conoscenze della studentessa laureata in Belle Arti, che grazie al suo impiego alla biglietteria, e all’accoglienza dei visitatori in Villa reale, era persona a conoscenza (anche se non l’unica) del numero di combinazione della cassaforte.

Più defilata, nell’inchiesta, sembrerebbe invece la posizione del terzo indagato, D. F., 41 anni, anch’egli giussanese, dipendente di una società di vigilanza di Cinisello Balsamo che dalle conversazioni intercettate dagli investigatori sembrava comunque a conoscenza del fatto che M.T. (risultato dalle indagini il suo pusher) fosse entrato a rubare. Uomo che, tra l’altro, conosceva l’esatta ubicazione delle telecamere di sorveglianza (una delle quali era stata manomessa) al piano terra della Villa. Le indagini condotte dalla polizia di Stato avevano portato all’arresto dei tre, raggiunti lo scorso giugno dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per la studentessa e il vigilante, nelle settimane successive il tribunale aveva però alleggerito la misura, disponendo per loro gli arresti domiciliari. Ora la novità dell’approfondimento sui cellulari degli indagati.