Esami del sangue a sbafo agli ospedali di Giussano e Carate: 45 indagati per truffa e peculato

Per gli esami del sangue fatti a domicilio non passavano dalla cassa. E quindi non pagavano il ticket sanitario: 45 indagati tra i dipendenti degli ospedali di Giussano e Carate Brianza (e loro famigliari) per truffa, peculato e accesso abusivo a sistema informatico.
Inchiesta sui prelievi del sangue a Giussano e Carate Brianza
Inchiesta sui prelievi del sangue a Giussano e Carate Brianza

Per gli esami del sangue fatti a domicilio non passavano dalla cassa. E quindi non pagavano il ticket sanitario. Un sistema diffuso tra i dipendenti degli ospedali di Giussano e Carate Brianza, secondo la procura della Repubblica di Monza, che ha indagato 45 persone per truffa, peculato e accesso abusivo a sistema informatico, e che avrebbe procurato 50mila euro di mancati introiti per l’azienda sanitaria.

Allo stato attuale, il sostituto procuratore Giulia Rizzo (che ha coordinato il lavoro svolto dai militari della Guardia di Finanza della tenenza di Seregno) ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini alle persone coinvolte, che ora possono usufruire di un termine di legge per chiedere di farsi interrogare o presentare memorie difensive.

Tra le persone iscritte nel registro degli indagati, figura anche un consigliere comunale in carica per la lista civica a Verano Brianza e un giussanese 59enne: sono sotto inchiesta in qualità di “tecnici di laboratorio analisi degli ospedali di Giussano e Carate”, mentre i restanti come “dipendenti”, si legge nel capo di imputazione. Sono tutti residenti in vari paesi della Brianza (Verano, Giussano, Carate, Cesano Maderno, Desio, Albiate, Sovico, Brugherio) e qualcuno della province di Lecco e Como.


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Il “profitto ingiusto”, secondo i reati ipotizzati dal pm Rizzo, sarebbe consistito nella “fruizione gratuita delle prestazioni (esami del sangue a domicilio e analisi da laboratorio) con “conseguente risparmio di spesa”, consistente nel “mancato pagamento del ticket”, con danno per l’azienda ospedaliera “pari al costo della prestazione in capo al cittadino”, e derivante inoltre “dall’impossibilità di richiedere allo stato il rimborso delle prestazioni erogate”.

Contestato anche il consumo del materiale utilizzato per effettuare i prelievi.

L’inchiesta nasce da alcune anomalie riscontrate nella contabilizzazione di queste prestazioni, mentre i fatti contestati si riferiscono ad un arco temporale soprattutto all’anno 2013.

Tradotto in termini economici, le analisi fatte col “canale privilegiato” riservato a tecnici e dipendenti, e a i loro famigliari, ha comportato per l’azienda ospedaliera di Desio-Vimercate, dalla quale dipendono i presidi di Carate e Giussano, mancati pagamenti per una cifra totale che sfiora i 50mila euro, oltre appunto all’impossibilità di richiedere allo Stato il rimborso delle prestazioni erogate.

Tra gli indagati, c’è chi avrebbe risparmiato anche più di 4mila euro di analisi per sé, e per i suoi parenti (un 62enne di Mariano ), e chi, una 53enne di Giussano, si ritrova accusato per il mancato pagamento di 16 euro di ticket.