Ergastolo al killer di via Muratori, era stato fermato a Monza

Mario Mafodda, 54 anni, era stato bloccato a settembre del 2013 a pochi passi da un appartamento che aveva preso in affitto nelle vicinanze del commissariato. L’omicidio dei coniugi Spelta legato al mondo della droga.
Ergastolo al killer di via Muratori, era stato fermato a Monza

Era stato arrestato a Monza, a pochi metri da un appartamento anonimo sopra una pizzeria a poca distanza dal commissariato di polizia. Ed erano stati proprio gli agenti, ma quelli della Squadra Mobile di Milano guidati da Alessandro Giuliano a fermare Mario Mafodda, 54 anni, calabrese, reo confesso dell’omicidio dei coniugi Massimiliano Spelta e Carolina Ortiz Paiano (dominicana), freddati a settembre del 2012 a Milano, in via Muratori con otto colpi di pistola. Incolume la loro bambina di due anni che la madre teneva in braccio.

Nell’appartamento monzese trovata anche una partita di cocaina da 27 chili. Ed era stato proprio indagando su una rete di spaccio, che gli investigatori milanesi si erano imbattutti in Mafodda, che aveva preso l’appartamento monzese non per abitarci, ma per metterlo a disposizione di una coppia di cittadini colombiani.

La droga, anche qui cocaina, anche se una partita più modesta, era stato il motivo che aveva portato alla spietata esecuzione di Spelta e della moglie. Un carico da un chilo e mezzo, del valore di 40mila euro, procurata da Spelta, che Mafodda e un complice, Carmine Alvaro, di 41 anni, non avevano giudicato di buona qualità. Ragione per la quale avrebbero preso tempo nel pagamento, scatenando le pressioni continue da parte di Spelta.

Intollerabile, secondo quanto ricostruito sino ad ora dalle indagini, sarebbe stato l’ultimo sms inviato da Spelta, che importava la coca da Santo Domingo, al killer. Un affronto che la coppia Mafodda-Alvaro ha deciso di lavare nel sangue. Venerdì Maffodda è stato condannato all’ergastolo con rito abbreviato – lo sconto di un terzo della pena è costituito dalla mancata applicazione dell’isolamento diurno – e dovrà a risarcire la figlia delle vittime con una provvisionale di anticipo sul risarcimento da quantificare in sede civile di circa 360mila euro.