Ecco il testamento integrale di Caprotti: «Esselunga non diventi mai una Coop»

Mai una Coop. Bernardo Caprotti lo ha scritto chiaro e tondo nel suo testamento: il futuro di Esselunga deve essere internazionale. Ecco le ultime sul destino della grande catena di supermercati. LEGGI
Bernardo Caprotti
Bernardo Caprotti

Bernardo Caprotti mette il destino di Esselunga nelle mani della moglie e della figlia Marina. Era questa la sua volontà, messa nero su bianco nel testamento (LEGGI QUI). Intanto la holding Supermarkets Italiani dice stop alla vendita. «Il 70% circa delle azioni rappresentanti il capitale sociale di Supermarkets Italiani S.p.A», la holding di controllo di Esselunga, «ha formato oggetto di donazione in vita a favore del coniuge Giuliana Albera Caprotti e della figlia Marina Caprotti, in via tra loro congiunta». Lo precisa in una nota Stefano Tronconi, esecutore testamentario di Bernardo Caprotti. Ai figli di primo letto, Violetta e Giuseppe, è andato il restante 30% delle quote, nella misura del 15% a testa.

Caprotti, nel suo testamento, dice: «Sto dotando l’azienda di un management di alta qualità. È diventata attrattiva. Con Tornatore lo è divenuta di più. Però è a rischio. È troppo pesante condurla, pesantissimo “possederla”, queste Paese cattolico non tollera il successo. Occorre trovarlo, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale. Ahold sarebbe ideale. Mercadona no. Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo non deve succedere».

Intanto si è riunito il cda di Supermarkets Italiani, la holding che controlla Esselunga, che ha deciso «di non dar corso, allo stato, ad operazioni relative alla controllata Esselunga», un impero da 7,3 miliardi di euro di fatturato e 290 milioni di utile con un valore nell’ordine dei 6 miliardi per il quale erano arrivate proposte d’acquisto dai fondi Blackstone e Cvc, al vaglio dell’advisor Citigroup. La holding inoltre ha cooptato e nominato presidente Piergaetano Marchetti al posto del fondatore, una figura di garanzia come già il presidente della controllata Esselunga, Vincenzo Mariconda. «Faremo di tutto per salvaguardare il gruppo» Esselunga è l’unico commento di Giuseppe Caprotti, figlio dell’imprenditore brianzolo scomparso venerdì scorso. A lui, come alla sorella Violetta oltre alla partecipazione di minoranza in Supermarkets Italiani va il 22,5% a testa della Villata la società che possiede parte del patrimonio immobiliare di Esselunga. Il restante 50% va alla moglie e alla terza figlia. Nel testamento Caprotti non ha dimenticato la fidata segretaria Germana Chiodi, alla quale negli anni passati aveva già fatto una donazione milionaria, le ha lasciato la metà dei suoi risparmi mentre l’altra metà andrà ai nipoti, i tre figli di Giuseppe e ad Andrea e Fabrizio, figli di Claudio, fratello del fondatore di Esselunga, suo socio agli inizi dell’avventura imprenditoriale nei supermercati.