«Discriminato a scuola perché gay»: il caso di Monza finisce in parlamento

Una storia di discriminazione in una scuola di Monza? Uno studente di 16 anni sarebbe stato costretto a seguire le lezioni dal corridoio perché gay. È la denuncia dei genitori che hanno scritto una mail al preside di un istituto cattolico monzese. La posizione della scuola, le parole del sindaco. Il caso in parlamento.
Ragazzi in classe
Ragazzi in classe Redazione online

Una storia di discriminazione in una scuola di Monza? Uno studente di 16 anni sarebbe stato costretto a seguire le lezioni dal corridoio perché gay. È la denuncia dei genitori che hanno scritto una mail al preside di un istituto cattolico monzese frequentato dal figlio e hanno poi informato la stampa locale.

Il ragazzo, secondo il padre, da qualche settimana sarebbe costretto a stare fuori dalla classe a causa di una fotografia postata su un social network in cui era ritratto con un amico. I carabinieri di Monza stanno verificando la vicenda. 

«Tutte le decisioni adottate sono state fatte nell’esclusivo interesse del ragazzino: in ogni caso non è stato tenuto in corridoio, ma in uno spazio apposito proprio per tutelarlo rispetto a quello che stava accadendo in classe – ha commentato il preside della scuola all’agenzia Ansa – Il caso è scoppiato dopo che lo studente ha messo su un social una sua foto con un altro ragazzino e la foto è stata segnalata ad un insegnante da un compagno».

La vicenda ha innescato una serie di polemiche e reazioni. L’arcigay ha chiesto l’intervento del Miur, il deputato Pd Alessandro Zan quello del ministro dell’Interno Angelino Alfano e la sua collega di Forza Italia Elena Centemero ha annunciato un’interrogazione parlamentare.

«Se il caso di discriminazione denunciato dovesse essere confermato sarebbe un fatto di una gravità inaudita, di cui la scuola dovrà rispondere, perché nessuna discriminazione è mai accettabile, tanto più in un luogo deputato alla formazione dei giovani», ha detto in serata il sindaco Roberto Scanagatti in un comunicato.

E poi: «Poco prima che emergesse la notizia, la madre si è rivolta ai nostri servizi sociali per segnalare l’accaduto. Pur non essendo il ragazzo sotto la nostra tutela, i nostri uffici hanno immediatamente contattato la scuola perché è giusto che la madre sappia esattamente ciò che è successo».