Detenuto a processo a Monza: dal carcere lettere di minacce e cuori alla ex

È finito a processo il presunto stalker, romantico ma non troppo, del carcere di Monza che dalla sua cella avrebbe spedito all’amata lettere con i “cuoricini”, ma anche con minacce. La donna in tribunale ha raccontato una storia di violenze.
Tribunale di Monza
Tribunale di Monza FABRIZIO RADAELLI

È finito a processo il presunto stalker, romantico ma non troppo, del carcere di Monza che dalla sua cella avrebbe spedito all’amata lettere con i “cuoricini” per ripianare un rapporto d’amore che ormai non esisteva da un pezzo. In realtà la corrispondenza d’amorosi sensi con tanto di disegnini avrebbe rappresentato solo una piccolissima parte: la stragrande maggioranza dei messaggi inviati dal carcere avrebbe avuto un contenuto velatamente minatorio, tanto da finire alla sbarra. L’imputato dovrà rispondere di atti persecutori e stalking ai danni di una donna residente a Monza.

L’uomo dal 2011 si trova in carcere, ma evidentemente non si è mai dimenticato della sua ex “fiamma”, che invece di quel vecchio rapporto d’amore non ne vuol più sentir parlare. Anzi a onor del vero, come ha spiegato lei stessa, in udienza qualche giorno fa in tribunale a Monza, i ponti sono stati tagliati già da quando l’uomo si trova in detenzione per stalking ai suoi danni.

«Ricevevo – racconta la donna – le sue lettere una volta a settimana, all’inizio anche due volte a settimana. Inizialmente arrivavano con la sua firma, poi senza firma, alla fine erano addirittura senza francobollo: segno che qualcuno che lo conosceva le imbucava a casa mia. Anche senza la sua firma ho sempre pensato si trattasse di lettere sue. Lo capivo da come venivano scritte. Non sono mai andata a trovarlo in carcere, mi ha sempre spaventato per il suo atteggiamento. Sono spaventata per la mia famiglia. Una volta quando stavamo insieme mi aveva ammazzato di botte: ero andata via di casa, ma sono dovuta tornare perchè minacciava i miei cari».

Anche se non è questo il capo d’imputazione in oggetto, la donna ha raccontato in aula la convivenza durissima fatta di violenze. Nel 2014 la signora, è tornata a rivivere un vecchio incubo, tanto che dopo due anni di incessante corrispondenza velatamente minatoria, esasperata, si è rivolta alle autorità competenti sporgendo denuncia ai carabinieri.

«Anche dal carcere – ha raccontato la donna – nelle lettere faceva riferimento a cose di cui era venuto a conoscenza, facendomi capire che aveva il controllo sulla situazione».