Desio, omicidio Vivacqua: condanne confermate, assolta l’ex moglie

Anche per la Corte d’Appello non ci fu la regia della “coppia diabolica” dietro l’omicidio di Paolo Vivacqua a Desio. I giudici milanesi hanno confermato la sentenza di primo grado: assolta la ex moglie.
Desio, l'ufficio dove è stato ucciso Paolo Vivacqua
Desio, l’ufficio dove è stato ucciso Paolo Vivacqua

Anche per la Corte d’Appello non ci fu la regia della “coppia diabolica” dietro l’omicidio di Paolo Vivacqua a Desio. I giudici milanesi hanno confermato la sentenza di primo grado pronunciata dal tribunale di Monza il 9 dicembre 2015, in relazione all’assassinio a colpi d’arma da fuoco avvenuto nell’ufficio del rottamaio imprenditore di origini siciliane in via Bramante l’11novembre 2011.


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La sentenza – Ribadito l’ergastolo, dunque, per Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, i due esecutori materiali dell’omicidio, già condannati in Appello per l’omicidio di Franca Lo Jacono (consuocera di Vivacqua). Conferma dei 23 anni inflitti a Diego Barba – presunto amante della vedova Germania Biondo – che a questo punto resta l’unico mandante, e a Salvino La Rocca, accusato di aver fatto da mediatore e reclutatore dei killer. Ma il dato forte resta quello dell’assoluzione di Germania Biondo, la moglie che Vivacqua aveva lasciato per allacciare una nuova relazione con la giovane romena di Carate Lavinia Mihalache, dalla quale aveva avuto anche un figlio.

Assolta l’ex moglie – Gli inquirenti brianzoli avevano puntato molto sulla figura della Biondo come una delle due mandanti dell’omicidio, assieme a Barba. La donna, difesa dall’avvocato Manuela Cacciuttolo, ne esce invece pulita anche nel processo di secondo grado. Non passa dunque il movente del delitto passionale ordito dall’ex moglie, ferita dalla nuova relazione della vittima con la giovane donna. In attesa di conoscere le motivazioni del provvedimento, restano in piedi quella della vendetta da parte di Barba per dei pestaggi subiti in Sicilia da parte dei figli della vittima, e quella dei soldi, visto che Vivacqua muoveva una grande quantità di contanti.

A differenza della sentenza di primo grado, quando si erano registrati momenti di tensione dopo la lettura del dispositivo da parte del giudice, tra urla, pianti, e qualche insulto ai carabinieri, martedì i toni erano più dimessi. In lacrime i parenti degli imputati, che credevano nell’assoluzione dei loro assistiti, quanto meno per insufficienza di prove.

I testimoni – Il processo d’appello ha visto comunque rinnovarsi la fase dibattimentale, con molti testi richiamati a deporre davanti ai giudici. Tra questi anche uno degli investagatori dei carabinieri di Desio che aveva condotto le indagini, e un compagno di carcere di Giarrana, Luigi Mignemi, che aveva raccolto le confidenze del primo circa l’omicidio. O quella del colonnello della Guardia di finanza Marco Selmi, che aveva ricevuto confidenze sulla vicenda di sangue e che era apparsa, almeno, secondo le difese, contradditoria con quella resa nel processo di primo grado. Il quadro indiziario delineato dalla procura di Monza, invece, ha retto, a parte per la figura di Germania Biondo, ed è arrivata invece sentenza di conferma, le cui motivazioni sono attese entro 90 giorni. Vivacqua, originario di Ravanusa, nell’agrigentino, aveva stabilito la sede dei suoi affari a Desio e dintorni dove aveva fatto fortuna col commercio di rottami metallici, espandendo i suoi affari in più settori, compreso quello immobiliare. Attività che avevano attirato anche le attenzioni degli investigatori della Guardia di finanza, che aveva scoperto un giro milionario di evasione fiscale, grazie al quale la vittima aveva accumulato una vera fortuna in contanti.