Desio: la distrofia e l’istruzione domiciliare. Da Marco una lezione di vita

La storia di Marco Scordamaglia, affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne, che dopo aver frequentati due anni di liceo al Fermi ora prosegue gli studi grazie all’istruzione domiciliare
Marco Scordamaglia con Sara Di Mauro
Marco Scordamaglia con Sara Di Mauro Giusy Taglia

Curiosità, intelligenza e una grande forza di volontà. Queste le caratteristiche di Marco Scordamaglia, alunno della 4S del Liceo Scienze applicate “Enrico Fermi” di Desio che gli hanno permesso di raggiungere brillanti risultati scolastici premiati anche con la Borsa di studio della Cooperativa Pro Desio consegnata due settimane fa.

A congratularsi con Marco non c’era solo la famiglia ma anche molti dei suoi insegnanti. Perché Marco è un ragazzo speciale. Affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne, Marco dopo aver frequentato i primi due anni di Liceo nella sede del Fermi di via Agnesi ha proseguito gli studi grazie al progetto della cosiddetta “istruzione domiciliare”.

E Marco aspetta sempre con ansia che arrivi la sua insegnante di sostegno Sara che lo segue a casa per nove ore alla settimana nelle materie scientifiche. «Mi piace molto fisica e chimica – ha sottolineato Marco che compirà 18 anni il prossimo 17 agosto – anche se negli ultimi tempi mi sono appassionato molto alla progettazione grafica». Appassionato di documentari, gli interessi di Marco spaziano anche nell’ambito umanistico. «Mi piace molto anche scrivere – ha proseguito il ragazzo – mi sono appassionato alla filosofia da quando la studio per la scuola e mi appassiona la ricerca religiosa». Una capacità di riflessione che emerge in tutta la sua maturità da una lettera che proprio Marco aveva scritto.

Recita così: «Che cosa ho fatto per meritare questo? Molte volte nella mia vita mi sono posto questa domanda. Quando ero bimbo i miei pensieri erano confusi e la risposta non ce l’avevo (…). Negli ultimi anni ci ho pensato sempre di più e qualche risposta l’ho trovata. Io credo che tutti abbiamo una missione e a volte non è facile trovarla, come nel mio caso. Forse però sono riuscito a trovarla. Tutte le persone che hanno conosciuto me, la mia malattia e tutto ciò che fa parte del mio essere magari sarebbero state diverse senza incontrarmi. I miei parenti, i miei amici e anche i miei conoscenti qualcosa hanno visto in me e, forse, qualcosa gli è rimasto. Questa è la missione che sento che Dio mi ha affidato.

Ogni momento che sia felice o triste, bello o brutto è sempre prezioso e vale la pena viverlo, perché qualcun altro non può farlo». E la conferma arriva dalla sua insegnante di sostegno. «Ciò che mi ha stupito di Marco- ha sottolineato Sara Di Mauro – è la passione che mette nello studio e in ciò che più gli piace. È un ottimo alunno, ma non solo, perché lui e la sua famiglia mi hanno sempre accolta …e ho trovato in loro un punto di riferimento. Questo rapporto di fiducia si è creato anche grazie al tempo libero trascorso insieme, alle cene o giocate a cui sono spesso invitata. Sono davvero felice di aver conosciuto Marco, perché oltre al ruolo educativo che svolgo, sto imparando molto da lui; mi ha coinvolta come insegnante ma anche come persona, mi ha permesso di vedere ciò che mi circonda con occhi diversi e di apprezzare ogni istante della vita».