Dentopoli verso l’epilogo: il 20 luglio la decisione sui patteggiamenti della cricca

Patteggiamenti, riti abbreviati, parti civili: il 20 luglio i giudici decidono il destino del processo contro la cricca dei servizi odontoiatrici. L’inchiesta Dentopoli si avvia all’epilogo, Paola Canegrati resta in carcere.
Paola Canegrati al centro dell’inchiesta Dentopoli
Paola Canegrati al centro dell’inchiesta Dentopoli

Vicino all’epilogo il processo nato dall’inchiesta Smile sulla corruzione negli appalti ospedalieri per l’odontoiatria. Martedì si è celebrate l’udienza davanti al gup Federica Centonze. In attesa della decisione finale su richieste di patteggiamento e rito abbreviato, è tornato in libertà Fabio Rizzi, l’ex consigliere regionale Fabio Rizzi, uno dei personaggi al centro dell’inchiesta. In aula hanno chiesto di costituirsi parti civili la Regione Lombardia, gli Istituti Clinici di Perfezionamento, l’Ordine dei medici e il Codacons (anche sull’ammissibilità di tali richieste il giudice si pronuncerà il prossimo 20 luglio).

Chiesta invece la condanna a 8 mesi per la compagna di Rizzi Lorena Pagani, che ha scelto l’abbreviato, e a 12 mesi per il consulente dell’Azienda Ospedaliera di Melegnano responsabile dei contratti Piercarlo Marchetti (anche per lui rito abbreviato), mentre i loro difensori hanno chiesto l’assoluzione. Rizzi e il suo portaborse Mario Longo dovrebbero patteggiare due anni di pena, mentre è di 4 anni e due mesi la pena concordata da Paola Canegrati, l’imprenditirice (alla quale sono contestati altri due episodi di corruzione) che, secondo le accuse, faceva incetta di contratti grazie ai suoi agganci in politica, in particolare in Regione Lombardia.

La Canegrati è l’unica rimasta detetenuta in carcere. Il gup Federica Centonze, a fronte di una richiesta di alleggerimento della misura in quella più lieve degli arresti domiciliari, ha disposto che l’imprenditrice monzese di 52 anni resti ancora a San Vittore dove è detenuta dal 16 febbraio. Ora la difesa della Canegrati ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, contro la mancata scarcerazione. Patteggiamento in vista anche per Stefano Lorusso, considerato l’uomo che avrebbe dovuto riciclare il denaro della “cricca” della sanità.