Degrado alla stazione di Monza: nuovi controlli della polizia di Stato

Un’ora di controlli degli agenti della polizia di Stato alla stazione di Monza, divisa fra insicurezza, spaccio e semplice rifugio di disperati. «Vivo qui da tre mesi» racconta un uomo.
Monza Stazione Fs Controlli polizia di stato
Monza Stazione Fs Controlli polizia di stato Fabrizio Radaelli

Stazione di Monza terra di nessuno: arrivano i controlli. Dopo le ennesime segnalazioni dei pendolari e dei residenti di una stazione sempre meno sicura, nel pomeriggio di venerdì 25 novembre, dalle 17, la Polizia di Stato ha eseguito numerosi controlli sia nell’area di piazza Castello sia all’ingresso principale. Per oltre un’ora gli agenti del commissariato di viale Romagna hanno effettuato i controlli su numerosi giovani che bivaccano allo scalo ferroviario. Per lo più ragazzi neri, migranti, alcuni in attesa di asilo politico, altri senza fissa dimora che hanno trasformato la stazione nella loro casa ricavando negli angoli e negli spazi dismessi camere da letto e bagni di fortuna.


LEGGI Monza, i racconti dalla stazione di residenti impauriti: «Risse, sporcizia, droga sotto le nostre finestre»


LEGGI L’associazione Hq Monza reclama l’esercito in città: «Serve come a Milano»

Una normale operazione di controllo, dopo costanti segnalazioni soprattutto da parte dei pendolari anche di spaccio nel parcheggio di piazza Castello in particolare nelle ore di maggiore passaggio. Oltre, come raccontato alcune settimane fa dal Cittadino, a un giro di baby squillo che si prostituiscono per una dosa di droga o una ricarica telefonica.

Interventi di sicurezza e controlli sono state eseguiti anche nella piazza di fronte all’ingresso principale dove, da tempo, viene denunciata la presenza di senzatetto, di pusher e di stranieri che stazionano tutto il giorno tra la sala d’attesa e la piazza antistante.

I GUAI della stazione sul Cittadino di giovedì 22 novembre

Un’operazione di routine che è stata accolta favorevolmente dai pendolari che da mesi sollecitano interventi di maggiore presidio da parte delle forze dell’ordine. La stazione, nell’area dell’ingresso di piazza Castello, è un grande bivacco. L’area accanto all’ex spazio commerciale è abitata da persone che dormono, bevono, mangiano davanti al passaggio costante dei pendolari. «Vorrei una vita diversa – racconta un senegalese di 39 anni che da tempo dorme in stazione – Ma da solo non ce la faccio. Qui nessuno mi dà fastidio. Certo, non è bello dormire al freddo, bisogna stare sempre attenti a chi arriva». A volte con la compagnia dell’alcol per combattere solitudine e disperazione. «Questo è il mio Putin – ci confida l’uomo mostrandoci un bicchierino di vodka – mi aiuta a non sentire freddo e a dimenticare i dispiaceri della vita».

Un ragazzo nero, che parla a malapena italiano, mostra invece il suo armadio. Un anfratto ricavato in uno spazio seminascosto dell’uscita di piazza Castello dove sono ammassati vestiti e biancheria intima. «Qualcuno mi aiuta – dice indossando un paio di calze ancora con l’etichetta – Vivo qui da tre mesi». Una sorta di solidarietà tra gli ultimi quella che si è creata in stazione, un farsi coraggio a vicenda e riuscire a raccimolare qualche soldo vendendo libri e chincaglierie per poi passare la notte sul freddo marmo della stazione.