Cesano, azienda fallisce nel 2002: spettanze agli operai saldate dopo 15 anni

È uno dei casi di cui si è occupato l’ufficio Procedure concorsuali della Cgil Monza e Brianza. L’azienda aveva la sede operativa a Cesano Maderno ma era fallita nel Tribunale di Bergamo. Per vedersi pagare tutto il dovuto i dipendenti hanno aspettato fino all’inizio del 2017. In generale i fallimenti rappresentano ancora un problema. Sono diminuiti ma si aggiungono ai tanti che hanno impoverito il tessuto produttivo brianzolo
Da sinistra Massimo Rovelli - Maurizio Laini -Eliana Schiada
Da sinistra Massimo Rovelli – Maurizio Laini -Eliana Schiada Fabrizio Radaelli

C’è anche chi, come i trenta dipendenti della Gi.Pi. elettrica srl, un’azienda metalmeccanica che aveva la sua sede operativa a Cesano Maderno, ha dovuto aspettare 15 anni per il saldo di tutte le spettanze. L’impresa era fallita (a Bergamo) nel 2002 ma per vedersi pagare tutto il dovuto hanno dovuto attendere fino a marzo di quest’anno. È’ il caso più datato di cui si è dovuto occupare l’ufficio procedure concorsuali della Cgil Monza Brianza e rappresenta un’eccezione, anche se il destino dei lavoratori che vedono fallire la loro azienda è comunque quello di attendere nel migliore dei casi due anni per intascare almeno una parte dei soldi che spettano loro per stipendi non pagati o per il tfr.

Fallimenti diminuiti. Sì, ma…

«Negli anni intorno al 2005 o 2006, prima della crisi – dice Massimo Rovelli responsabile dell’ufficio procedure concorsuali della Cgil brianzola- chi chiedeva la nostra assistenza mentre si svolgeva la pratica di solito trovava lavoro. Oggi non è più così». La crisi ha lasciato il segno e anche se le statistiche dicono che fallimenti e concordati preventivi sono in diminuzione (333 fallimenti nel Tribunale di Monza nel 2016 contro i 396 nell’anno precedente, 33 concordati contro i 42 del 2015) il numero è ancora molto alto, molto più che prima del crac Lehman. E comunque si tratta di casi che si sommano a quelli esplosi negli anni precedenti disegnando una situazione che complessivamente è di continuo impoverimento del tessuto industriale. L’ufficio procedure concorsuali ha recuperato dal 2001 in poi 59 milioni di euro (oltre 6 milioni nel 2016) dovuti ai lavoratori, dovendo affrontare le situazioni più disparate, anche quelle in cui imprenditori un po’ disinvolti spostavano i debiti nelle cosiddette bad company continuando l’attività con nuove società nelle quali spesso e volentieri non riassumevano tutti i dipendenti. Imprenditori che accompagnavano queste operazioni chiedendo anche il concordato preventivo. Oppure di aziende che sfruttavano le regole favorevoli del decreto Fornero per chiedere concordati (per questo cresciuti a Monza tra il 2011 e il 2013 da 36 a 117) e prendere tempo a scapito dei creditori e dei dipendenti, con l’unico risultato di rinviare il momento del fallimento rendendo più difficile anche l’accertamento della verità da parte dei Tribunali. A Monza la magistratura negli ultimi anni è stata molto attenta anche aifallimenti, presentando istanze in questo senso quando accertava per suo conto l’insolvenza delle aziende. «La Procura è stata molto attiva -spiega Rovelli» ricordando in particolare il lavoro del pm Walter Mapelli ora procuratore capo a Bergamo.

Da Bames a Linkra

Tra i casi più recenti affrontati dall’ufficio Cgil, hanno spiegato Rovelli e Laini con Eliana Schiadà (segretaria organizzativa della Cgil brianzola) c’ è quello della Linkra Compel nel Vimercatese con 500 persone coinvolte nella prima amministrazione straordinaria nei primi anni 2000 e affitto di un ramo di azienda per 150 lavoratori. Ma anche della Bames (fallita nel 2013 in un’area occupata via via da Ibm, Celestica e Bartolini) che ha visto una prima ripartizione dell’attivo tra i lavoratori a inizio anno. O ancora della Tre Pi & Tre Più, società edile con 60 lavoratori passata da un affitto a una successiva cessione di un ramo d’azienda per poi chiudere i battenti con un fallimento. A volte ci sono veri e propri “professionisti del fallimento” che ritornano in diverse procedure. Le pratiche aperte nel 2017 sono già 341, più delle 260 dell’intero 2016, numeri che sono frutto dell’effetto Linkra, caso esploso in questi mesi. La categoria più colpita, anche nei primi mesi 2017, è come sempre il comparto metalmeccanico. Ma anche altri settori sono stati falcidiati dai fallimenti. Quello tessile in Brianza ormai non esiste quasi più. Ora intanto sono aumentate anche le richieste di liquidazione delle aziende, presentate da imprenditori che vogliono chiudere senza che via stato di insolvenza. Ma anche queste procedure, alla fine, sfociano di frequente nella dichiarazione di fallimento.

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