Carceri, il triste primato di Monza Detenuti che si feriscono, è record

Ogni giorno nelle carceri lombarde almeno due detenuti si lesionano il corpo ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo. E ogni settandue ore, un ristretto della Lombardia tenta il suicidio. Ecco la denuncia del Sappe.
La casa circondariale di Monza
La casa circondariale di Monza

Ogni giorno nelle carceri lombarde almeno due detenuti si lesionano il corpo ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo. E ogni settandue ore, un ristretto della Lombardia tenta il suicidio, salvato in tempo dal tempestivo intervento delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. E’ quel che emerge dai dati diffusi dal Sappe, primo e più rappresentativo Sindacato dei Baschi Azzurri, sugli eventi critici accaduti nelle carceri lombarde nei primi sei mesi dell’anno.

Spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria, in questi giorni in Lombardia in visita nei penitenziari di Cremona e Busto Arsizio dopo aver presieduto, nel carcere di Milano Opera, al Consiglio Regionale del Sappe Lombardia: “Altro che emergenza superata, come ci affretta a liquidare la questione sovraffollamento. Dal 1 gennaio al 30 giugno 2014 nelle carceri della Lombardia si sono contati il suicidio di un detenuto, 441 atti di autolesionismo, 54 tentati suicidi, 192 colluttazioni e 56 ferimenti. Bergamo, Pavia e Monza le tre prigioni con il numero più alto di atti di autolesionismo (82, 77 e 75) mentre è a Milano San Vittore che ci sono stati più tentati suicidi sventati dai poliziotti, 9. 36 le colluttazioni a Como e 34 quelle a San Vittore. La situazione nelle carceri resta dunque sempre allarmante, nonostante in un anno il numero dei detenuti sia calato di oltre milletrecento unità: dai 9.033 del 31 agosto 2013 si è infatti passati agli attuali 7.718”.

“Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio nelle carceri della Lombardia e dell’intero Paese con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”, aggiunge il leader del Sappe. Che sul calo delle presenze di carcere precisa: “Se il numero dei detenuti è calato, questo è la conseguenza del varo – da parte del Parlamento – di 4 leggi svuota carcere in poco tempo. Ma l’Amministrazione Penitenziaria non ha migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti. Occorre dunque rivedere il sistema dell’esecuzione penale il prima possibile, altro che vigilanza dinamica nelle galere. Serve una nuova guida all’Amministrazione Penitenziaria, da mesi senza un Capo Dipartimento, capace di introdurre vere riforme all’interno del sistema a cominciare dal rendere obbligatorio il lavoro in carcere. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri lombarde e del Paese tutto”.