Carate Brianza, chiude Mucca Flò e in sei restano senza lavoro

Il cartello affisso alla serranda abbassata per ferie annunciava la riapertura per il 1 settembre. Invece, Mucca Flò di via Milano a Carate Brianza non ha più riaperto. Sei famiglie senza lavoro. La storia raccontata dai lavoratori.
Carate, chiusa la pizzeria Mucca Flo
Carate, chiusa la pizzeria Mucca Flo Alessandra Botto Rossa

Il cartello affisso alla serranda abbassata la sera del 6 agosto, ultimo giorno prima della chiusura per ferie, annunciava la riapertura per il 1 settembre. Invece, Mucca Flò di via Milano non ha più riaperto.
«E non riaprirà più», avvisano le tre cameriere rimaste da un giorno all’altro senza lavoro.

Irrintracciabile Eugenio Erasmi, il cinquantaduenne comasco che era l’ultimo rimasto dei sette soci che nel 1995 avevano aperto la pizzeria-griglieria che della pizza sottile e ovale servita su tagliere in legno e delle carni grigliate aveva fatto la sua fortuna, e della vetrinetta all’ingresso stracolma di mucche di ogni colore, materiale e dimensione, il suo segno distintivo.

Nella Sciarra, casa a Robbiano, c’era, nel luglio del 1995, quando Mucca Flo ha aperto per la prima volta.
«Il primo settembre – racconta la cameriera diventata negli anni la responsabile di sala – ci siamo presentati a lavoro, e abbiamo trovato chiuso. Abbiamo telefonato a Eugenio, ma non ci ha risposto. Lo abbiamo cercato tramite la moglie, e il giorno dopo è arrivato, verso le 11, con il fratello Renzo, il segretario della società. C’eravamo tutti: noi tre cameriere e i tre uomini della cucina. Ci ha confessato di aver tentato di fare tutto quello che poteva, ma di non avere altra scelta».

«Ci ha detto: “Ho dieci euro in tasca: non riapro”», ricorda la ventisettenne triuggese Yasmeen Farah, che ha lavorato da Flò per otto anni e che c’era, ad agosto, nell’ultimo giorno prima della chiusura: «Il 2 settembre è stata l’ultima volta che abbiamo avuto sue notizie. Stiamo ancora aspettando la lettera di licenziamento per fare almeno la domanda di disoccupazione».

«Siamo sei famiglie in mezzo alla strada. Ci siamo rivolti a un avvocato: chiediamo gli stipendi arretrati e la liquidazione. Niente di più, solo il giusto», spiega Nella.
«Vedevamo che qualcosa non funzionava – racconta la caratese Gabriella Sacco, 27 anni – anche se ai clienti dicevamo che andava tutto bene».

«Lo abbiamo detto – continua Nella – anche quando a gennaio ci è stato tolto il gas e da allora abbiamo fatto solo pizze, o quando siamo rimasti senza frigorifero e senza Pos, o con un bagno su due fuori uso. Lavoravamo dicendo bugie a tutti. La verità è che abbiamo sempre sperato che la situazione tornasse alla normalità».

«Flò per noi era come una casa, ed è normale che lo fosse visto che ci passavamo almeno dieci ore al giorno. E per me – assicura la giussanese – lui non era il mio capo, era uno di famiglia».

«Non ci aspettavamo un trattamento del genere», commenta per tutte Yasmeen. L’ultima recensione, pochi giorni fa, su Tripadvisor, suona come una beffa: «Pizza con amici e bimbi. Ambiente tranquillo gente cordiale e ottima pizza. Per chi non lo avesse mai fatto, da provare! Consigliato!».
Ci aveva visto giusto chi, a metà luglio, scriveva: «Sta per chiudere? Ci sono stata a pranzo. Solo pizza e niente carne e niente Pos, ma anche niente pomodoro fresco, ricotta e altri ingredienti, con un po’ di imbarazzo delle cameriere».