Cambiano le regole delle case popolari: Monza fa da test per la legge anti-ghetti (con Brugherio e Villasanta)

È entrata nel vivo la scorsa settimana la sperimentazione del nuovo regolamento regionale per l’assegnazione delle abitazioni popolari. Le domande si inoltrano solo online fino al 5 gennaio attraverso la piattaforma creata dal Pirellone.
Monza Case comunali
Monza Case comunali Fabrizio Radaelli

È entrata nel vivo la scorsa settimana la sperimentazione del nuovo regolamento regionale per l’assegnazione delle abitazioni popolari. Fino al 5 gennaio i residenti a Monza, Brugherio e Villasanta possono presentare le domande per sperare di ottenere uno dei 47 alloggi messi a disposizione dall’Aler e dai tre comuni dell’ambito. Le richieste, e questa è una delle novità della normativa, possono essere inoltrate esclusivamente online, attraverso la piattaforma creata da Regione Lombardia.

Gli interessati possono eseguire le operazioni dalle postazioni attivate dagli uffici casa dei tre comuni e alla sede dell’Aler, in via Baradello. Per farlo devono avere la tessera sanitaria abilitata con il codice pin o le credenziali Spid, un indirizzo email e la certificazione Isee valida. Gli stranieri devono allegare anche un documento che attesti il possesso di eventuali case e terreni nel paese d’origine.

La rivoluzione, non di poco conto, preoccupa sia gli amministratori locali che i dipendenti comunali: questi ultimi hanno frequentato un apposito corso di formazione per poter eseguire correttamente il procedimento.

Le nuove modalità, compreso il sistema informatico di presentazione e raccolta delle domande, sono testate nell’ambito sociosanitario locale che comprende anche Brugherio e Villasanta, in quello di Sesto San Giovanni che si estende a Cologno Monzese e in quello di Cinisello Balsamo a cui appartengono Bresso, Cormano e Cusano Milanino.

Il regolamento, che attraverso il mix abitativo punta a non trasformare i complessi di edilizia popolare in moderni ghetti, ruota attorno a diversi cardini e non concentra più le attenzioni solo nei confronti degli indigenti con un reddito fino a 3.000 euro l’anno a cui sarà riservato il 20% degli alloggi liberi o che si libereranno nei prossimi anni. Il 30% dei restanti appartamenti disponibili sarà suddiviso tra gli anziani, il 20% andrà a famiglie monoparentali, il 20% a nuclei di nuova formazione, il 15% a disabili, il 10% a esponenti delle forze dell’ordine e il 5% a categorie, tra cui le donne maltrattate, individuate dagli amministratori locali nell’ambito dei singoli piani di zona per rispondere in modo adeguato alle necessità dei territori.

Le nuove graduatorie saranno riservate a chi abita in Lombardia da almeno cinque anni e gli aspiranti inquilini che risiedono in regione da più tempo potranno contare su punteggi aggiuntivi. Chi si trova in condizioni di forte disagio ed è approdato sul territorio da meno di un lustro potrà sperare di ottenere un alloggio tra quelli destinati dai comuni ad affrontare le emergenze abitative.

Le graduatorie che, come già accade, comprenderanno sia gli appartamenti dei municipi che quelli dell’Aler saranno gestite a livello sovracomunale e copriranno le aree dei diversi ambiti sociosanitari.

Entro dicembre gli enti locali dovrebbero cominciare a raccogliere le istanze e dovrebbero assegnare le prime case a gennaio. Se il processo non creerà intoppi e dimostrerà di funzionare dall’8 febbraio sarà esteso all’intera Lombardia. Le attuali graduatorie dovrebbero, comunque, convivere con le nuove per parecchi mesi e il regolamento potrebbe andare a regime solo a 2018 inoltrato.