Bus a rischio, l’ipotesi della Provincia per la terza via: «Paghino anche i Comuni»

Tagliare del 10% le linee del trasporto pubblico a partire dal primo novembre, aumentare del 20% il costo dei biglietti o mettere mano al portafogli. Oppure chiedere ai Comuni di contribuire. È la terza via ipotizzata dalla Provincia per salvare gli autobus a rischio.
Monza Autobus linee urbane
Monza Autobus linee urbane Fabrizio Radaelli

Tagliare del 10% le linee del trasporto pubblico a partire dal primo novembre, aumentare del 20% il costo dei biglietti o mettere mano al portafogli. Sono le tre strade aperte davanti ai sindaci brianzoli per tentare di mantenere il servizio che la Provincia, con le casse vuote in seguito ai pesanti tagli ai contributi statali, non è più in grado di garantire.


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Nel giro di un paio di settimane gli amministratori di via Grigna dovranno capire dove reperire 1.800.000 euro necessari a far viaggiare gli autobus senza sforbiciare tragitti e corse. Il presidente Gigi Ponti e i primi cittadini, si sono detti durante l’assemblea dei sindaci di giovedì scorso, proseguiranno le loro rivendicazioni nei confronti del Governo e della Regione: fino a oggi non sono servite a molto. Se, però, le richieste rimarranno ancora senza risposta, dovranno cercare una soluzione concreta. Dagli incontri con il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio sono uscite solo promesse, eppure, ha commentato Ponti, sia per Roma sia per Milano «1.800.000 euro non è una grande cifra».

Spiccioli, ma necessari a evitare il tracollo del trasporto pubblico in Brianza: se i fondi non arriveranno dal primo novembre le corse potrebbero essere sfoltite del 7% nella zona delle Groane, del 14,7% nella fascia centrale e del 6% nel vimercatese. I pendolari rimarrebbero a piedi e le aziende di trasporto dovrebbero licenziare una quarantina di autisti.

«Non possiamo – ha anticipato Ponti – tagliare solo nelle fasce di morbida in quanto il costo del servizio salirebbe in quelle di punta» e i passeggeri abbandonerebbero quasi del tutto i pullman. È altrettanto impensabile, ha fatto notare, aumentare eccessivamente il costo dei biglietti. Resta, quindi, solo una terza via: «I Comuni – ha buttato lì – potrebbero contribuire».

E se la proposta a dicembre è stata scartata in modo deciso, ora c’è chi la prende in considerazione: «Il problema – ha dichiarato il sindaco di Veduggio con Colzano Maria Antonia Molteni – è maggiore per i paesi più marginali. Per noi i collegamenti sono indispensabili e, come ultima ratio, potremmo fare uno sforzo economico».

È possibilista anche il brugherese Marco Troiano: «Tra il non garantire il servizio – ha notato – e il mettere qualche risorsa un ragionamento va fatto. Noi abbiamo tre circolari urbane, potremmo capire come unificarle».
La linea morbida non piace, invece, alla lissonese Concetta Monguzzi: «È intempestivo – ha attaccato – dimostrarsi subito disponibili a pagare: oggi potremmo intervenire per i pullman e domani per riscaldare le scuole superiori o sistemare le strade».

Martedì i sindaci si sono appellati al vicepresidente della Regione Fabrizio Sala che ha spiegato: «C’è un tavolo aperto con le province, io posso solo fare in modo che la Brianza sia tutelata al pari delle altre. Dovremmo fare gioco di squadra e chiedere insieme al Governo i fondi che ha tagliato».