Brugherio, altri controlli nella villa del cesio 137: ecco la storia degli scienziati

Continuano in via I Maggio a Brugherio i sopralluoghi dell Nucleo Nbcr dei Vigili del Fuoco: è la “villetta del Cesio 137”, quella in cui oltre un mese fa è stato rinvenuto un tombino col simbolo del materiale radioattivo. La storia dei ricercatori lì residenti raccontata da una parente.
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brugherio cesio Valeria Pinoia

La villa del cesio 137 a Brugherio è un caso ancora aperto. È di questa settimana l’ennesimo sopralluogo del Nucleo Nbcr dei Vigili del Fuoco in via I Maggio, per pianificare la rimozione del tombino radioattivo scoperto in un garage. Intanto la storia della coppia di ricercatori che abitava la villetta si arricchisce di curiosi dettagli.


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La vicenda è nota: oltre un mese fa gli eredi hanno trovato il contenitore nella villa abitata fino al 2014 da Luciano Cecchi, chimico, ex responsabile per il Cnr del settore radioattività ambientale. La moglie, Roberta Lodi, biologa, a sua volta ricercatrice al Cnr con specializzazione sul latte, era scomparsa 4 anni prima per un tumore. Oggi è sua sorella Gabriella a disegnare il ritratto di famiglia, aggiungendo qualche dettaglio che alimenta il giallo.

«A ridosso della morte di mio cognato – racconta la 74enne, una gioviale signora che abita col marito all’Edilnord – ho ricevuto dal Cnr più di una telefonata. Mi chiedevano il permesso di entrare nell’abitazione di Luciano e Roberta per cercare materiale del laboratorio che lui aveva portato a casa. Non mi hanno mai detto di cosa si trattasse e non ho saputo più nulla perché in verità la villa è stata ereditata dai vicini di mio cognato».

La questione ereditaria è complessa ed è passata attraverso una causa legale. Altro particolare da romanzo. Luciano Cecchi era un egocentrico scienziato pazzo, lo definisce la cognata Gabriella con simpatia, sempre indaffarato tra i suoi progetti e circondato da cumuli di ritagli di giornale. Innamorato della ricerca nella quale adorava perdersi. Si è perso davvero, dice la brugherese, negli ultimi anni di vita, una volta mancata l’adorata moglie e subentrata la pensione. Ma «andava e veniva comunque dal laboratorio -racconta Gabriella Lodi- e penso che sia stato allora che ha portato a casa quel tombino. Da lucido non l’avrebbe mai fatto. Né mia sorella l’avrebbe mai permesso».

Una donna speciale, la sorella, che si è sposata in tailleur pantaloni negli anni ’70. Viveva a Brugherio per stare vicina alla famiglia d’origine, ma viaggiava per tutto il mondo partecipando anche ai convegni della Fao; una scienziata riconosciuta a livello internazionale che col marito ha diviso anche la professione. Come quando, dopo il caso Chernobyl, la coppia ha condotto le analisi sull’ambiente e sul latte nel Nord Italia fornendo preziose verità a milioni di italiani. Oggi quello che resta di questa storia di famiglia in via I Maggio è un tombino con il simbolo del cesio 137. Giovedì scorso i vigili del fuoco, in parte in tuta bianca, hanno spiegato brevemente: «stiamo eseguendo altre misurazioni, non è ancora arrivato il momento della rimozione».