Arrestato per violenze e abusi nei confronti della ex: la verità nel telefono della donna

È stato arrestato a Cantù dopo la condanna arrivata a fine dicembre: deve scontare 7 anni di carcere per violenza sessuale, violenza privata e lesioni. Lui, brianzolo 41enne originario di Giussano con qualche precedente, è stato riconosciuto colpevole di quattro violenze ai danni della ex convivente.
Monza, arrestato per maltrattamenti in famiglia
Monza, arrestato per maltrattamenti in famiglia

È stato arrestato a Cantù dopo la condanna arrivata a fine dicembre: deve scontare 7 anni di carcere per violenza sessuale, violenza privata e lesioni. Lui, brianzolo 41enne originario di Giussano con qualche precedente per furto e droga, è stato riconosciuto colpevole di quattro violenze ai danni della ex convivente. Violenze scoperte dagli investigatori solo attraverso l’analisi del cellulare di lei, confessate a un’amica ma non alle forze dell’ordine a cui la donna aveva parlato solo delle aggressioni subite.

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I fatti risalgono alla primavera del 2013: lui, allora 37enne, aveva violentato la ex compagna ventenne. La prima volta a Cantù, poi pochi giorni dopo a Lomazzo dopo che la donna aveva accettato di incontrarlo dopo numerose insistenze. Proprio in questo frangente l’uomo le aveva rubato il telefono e l’auto, dopo averla picchiata e quasi strangolata. Venti giorni di prognosi per lei, ma anche la svolta del suo caso.

Perché è analizzando il telefono rubato che gli investigatori hanno potuto fare le domande che l’hanno spinta a raccontare tutta la sua storia. Compresi episodi precedenti e risalenti alle estati 2011 e 2012.

«Capita spesso che le vittime accettino il cosiddetto incontro chiarificatore e troppe volte si rivela un appuntamento fatale – ha commentato Alessandra Simone, dirigente dell’Anticrimine – È importante che le donne capiscano che bisogna denunciare dal primo accenno di violenza e prendere le distanze dalla persona. Questa vittima ne è il perfetto esempio, inizialmente ha denunciato solo le aggressioni fisiche ma non lo stupro».