Arcore: l’addio a Michele Cantù con il rombo dei motori Gilera

Ad Arcore i funerali di Michele Cantù, morto sull’ex statale 36 dopo essere stato investito: ad accompagnare il feretro anche il motore del Gilera Club e del Registro storico, cui era legato.
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arcore funerali 1 Valeria Pinoia

In giro per la città giovedì mattina pareva non esserci nessuno. Gli arcoresi sembravano essere tutti in piazza della chiesa, per l’ultimo saluto alla salma di Michele Cantù. Il parroco ha attivato l’altoparlante perché la chiesa non bastava a contenere tutti. La gente ha riempito le panche e gli angoli e poi ha iniziato ad assieparsi fuori, tra le decine di moto del Gilera Club parcheggiate fin dalle 9 e pronte per il corteo che ha poi accompagnato la bara al cimitero.

«Questa grande presenza dice anche più delle parole», ha esordito don Giandomenico Colombo dall’altare. Nell’aria una profonda tristezza e un rimpianto difficile da placare. Gileristi di tempra hanno rinunciato a nascondere occhi rossi come le magliette d’ordinanza e i genitori di Michele, sulla prima panca, hanno ascoltato le parole del parroco con sguardi persi nel loro dolore. A loro, ha detto il parroco nell’omelia, «va il pensiero di tutti noi, che abbiamo così faticato a reggere la notizia. L’intera comunità si sente ferita».

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Il parroco ha incentrato il suo discorso sul legame familiare dei Cantù e sulla poetica immagine del venditore di giocattoli come « un venditore di sogni, un tramite per far vivere momenti di spensieratezza». Non poteva mancare nel ricordo di Michele l’accenno alla sua grande passione per le moto, per le Gilera in particolare che il 49enne rielaborava con creatività per partecipare a competizioni di settore. Non erano modelli da vetrina, ha detto il parroco ricordando le parole scambiate qualche giorno prima con papà Pietro, ma pezzi amorevolmente curati perché fossero anche in grado di funzionare.

Commosso e commovente il ricordo del Gilera Club e del Registro Storico Gilera, affidato a Daniela Confalonieri, addetta stampa dei gileristi ma anche amica personale di Michele. «Siamo senza parole -ha detto- ma vogliamo comunque trovare quelle giuste per il saluto degno che meriti. Sei stato una colonna portante per queste due associazioni che oggi ti dicono ciao con lo strazio nel cuore. Eri un gigante buono, sempre presente. Scrivendo queste parole l’altra sera, il pensiero correva già alle prossime iniziative da organizzare senza di te».

L’amica ha chiuso con la voce rotta: «Eri felice, stavi per iniziare una nuova vita, vogliamo ricordarti proprio così, felice, nel tuo Elephant garage».

Dopo la benedizione, la gente si è riversata in piazza: la famiglia, gli amici, i colleghi commercianti quasi al completo a salutare la bara fuori dai loro negozi, qualche politico e tanti cittadini comuni. Una città intera stretta intorno alla famiglia in quell’estremo doloroso cammino verso il cimitero. All’uscita della bara dalla chiesa i motori hanno iniziato a rombare, poi il corteo è partito, rosso fuoco, rumoroso, quasi una festa, tutta dedicata a Michele.