Anno giudiziario: «La borghesia mafiosa radicata in Lombardia»

Inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano. Il procuratore generale: «Nelle indagini figure riconducibili alla borghesia mafiosa, imprenditori e professionisti». Come nell’indagine di Desio appena conclusasi
Il Palazzo di Giustizia di Milano
Il Palazzo di Giustizia di Milano

Le indagini della Dda di Milano hanno accertato il definitivo radicamento della ’ndrangheta in Lombardia. Anzi, «hanno quasi sempre riscontrato la presenza di figure riconducibili alla cosiddetta ’borghesia mafiosa’, costituita, come è noto, anche da imprenditori, professionisti, pubblici funzionari e politici».

Le parole del procuratore generale di Milano Roberto Alfonso sembrano ritagliate sui personaggi di diverse inchieste sulla mafia calabrese in Brianza. Non ultima quella che ha portato in settimana all’arresto, a Desio, del rottamaio Ignazio Marrone, e, insieme a lui, a quello del chirurgo plastico dell’ospedale Niguarda Arturo Sgrò.

Tra gli altri spunti della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolta a Milano. Maria Chiara Malacarne, presidente facente funzione della Corte d’Appello ha ricordato le vittime della sparatoria del Tribunale milanese (il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, Giorgio Erba), vicenda conclusasi con l’arresto a Vimercate di Claudio Giardiello.

Altro punto saliente il rilevante numero delle cause contro le banche e i promotori finanziari per “difetto di informazione” o “rischiosità dei prodotti”.