Alla Pechino-Parigi con il Portello di Seregno: «Il clima è cambiato, ritmi esasperati»

LEGGI Il diario di Roberto Chiodi - Continua l’avventura del Portello di Seregno al raid Pechino-Parigi 2016. I team sono tornati alle comunicazioni dopo un lungo black out dovuto all’attraversamento della Mongolia. Ma lo spirito della gara sembra essere un po’ cambiato e i ritmi troppo esasperati.
Il Portello alla Pechino-Parigi 2016: il trasferimento della carovana dalla Mongolia alla Russia - foto Portello
Il Portello alla Pechino-Parigi 2016: il trasferimento della carovana dalla Mongolia alla Russia – foto Portello Redazione online

La sesta edizione della Pechino-Parigi, è giunta al dodicesimo giorno di gara, con tappa da Altai Repubblic a Aya, in territorio russo, di 550 chilometri. Dei 109 equipaggi in gara quattro si sono già ritirati, mentre una ventina raggiungeranno, trasportate da camion, Novosibirsk, dov’è previsto per il 25 giugno, il secondo giorno di riposo.


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I collegamenti molto spezzettati sono ripresi giovedì 23 giugno. Il giornalista Roberto Chiodi in tandem con la moglie Maria Rita Degli Esposti, su Giulia Alfa Romeo della scuderia del Portello di Seregno, che fanno coppia con Marco Cajani e Alessandro Morteo sull’altra “Giulia dei miracoli” del Portello, nella sua corrispondenza del 21 giugno lamenta: «È molto scaduta l’organizzazione della Pechino-Parigi. Lo spirito non è più lo stesso. Troppa competizione, con troppi rischi. Le auto cappottate sono già quattro. I percorsi sono infernali, fatti apposta per disintegrare le macchine e metterle sui camion con destinazione Novosibirsk. I camion vengono tutti gestiti dai Nomads, un’organizzazione mongola di appoggio. Pare che il costo – esorbitante – sia di 4 dollari a chilometro (e Novosibirsk si trova a oltre 800 chilometri dal confine). Le auto caricate pare siano già 25».

Nel suo racconto Chiodi prosegue dicendo: «Lunedì 20 giugno abbiamo guadato un fiume vero e proprio, un concorrente è rimasto al centro della corrente, l’auto si stava riempiendo d’acqua, il pilota strillava terrorizzato. Un fuoristrada dei Nomads, che trainava le auto per il guado, è andato ad agganciare un’altra macchina sulla riva. Nessuno dei fuoristrada ufficiali, che pure erano presenti, è intervenuto. I meccanici, se chiedi loro di cambiare una balestra, rispondono: “No, questo è un lavoro che puoi fare da solo”. Saranno stressati anche loro ma, per le esigenze dei percorsi scelti che frantumano le automobili, dovrebbero essere almeno il doppio. Stasera hanno chiuso le officine alle otto di sera. E a Novisibirsk, dove arriveremo tutti con un bisogno estremo di riparazioni, hanno già detto che si prenderanno anche loro un giorno di riposo» .

Altra curiosità «in Mongolia la benzina è stata pagata in anticipo a seconda della categoria. Lunedì 20 il camion è arrivato due ore dopo tutti i concorrenti e c’era una fila di tre ore e passa che ha convinto molti a comprarsela ai distributori che, oramai, si trovano dappertutto. Da stasera (22 giugno) siamo in Russia, dopo un’intera mattinata a fare coda per passare la frontiera. A cena, nel tendone ristorante striminzito, il menu era questo: zuppone, piatto di “spaghetti alla bolognese”, frittata, una mela. Molti malcontenti, molte le auto in partenza sui track. A qualcuno però va proprio bene: al padrone dei Nomads».