Al bar della Provincia di Monza assunta la moglie di un condannato per mafia

Le forze dell’ordine con un esposto hanno chiesto informazioni sulle procedure con cui è stato affidato l’incarico alla coop che ha tra i suoi dipendenti la moglie di Candeloro Pio, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il palazzo della Provincia
Il palazzo della Provincia Fabrizio Radaelli

Movimento 5 Stelle e Lega attaccano, la Provincia controbatte: potrebbero proseguire a lungo le polemiche politiche legate all’appalto per la gestione del bar della sede di via Grigna. Secondo un articolo pubblicato giovedì 9 dal Giorno, le forze dell’ordine, attraverso un esposto alla Prefettura, alla Procura di Monza e allo stesso ente intermedio, avrebbero chiesto informazioni sulle procedure con cui è stato affidato l’incarico alla Cooperativa Sociale Mar Multiservizi di Varese che ha tra i suoi dipendenti la moglie di Candeloro Pio, condannato in via definitiva a 20 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso.

«Il contratto – precisano dalla Provincia – è stato stipulato il 3 marzo 2015 con il legale rappresentante Paola Oliva Leonelli al termine di una regolare procedura selettiva destinata a cooperative sociali di tipo B, iscritte all’albo regionale, per favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili». La Mar Multiservizi ha «superato i controlli previsti dalla procedura e risulta affidataria di analoghi servizi per altri enti pubblici a Brescia e a Mantova».

«Questa vicenda – commenta il consigliere regionale 5 Stelle Gianmarco Corbetta – dimostra come ci siano troppi buchi nella difesa contro le infiltrazioni mafiose. Deve essere escluso da ogni tipo di rapporto con la pubblica amministrazione non solo chi ha avuto una condanna per determinati tipi di reati ma anche chi ospita persone legate a condannati per mafia o per reati penali importanti».

Il capogruppo del Carroccio in consiglio provinciale Andrea Villa annuncia una interrogazione «per andare fino in fondo a quella che si configura come una vergogna e un danno di immagine per la nostra provincia» mentre il suo collega Andrea Monti chiede al presidente Gigi Ponti di sospendere l’incarico alla cooperativa in attesa che la vicenda venga chiarita.