Accoltellò la madre e le diede fuoco a Limbiate: assolto per vizio di mente

Non imputabile, per totale vizio di mente, e per questa ragione assolto. Ma Alessandro Magni dovrà trascorrere almeno 10 anni, in una casa di cura per malati psichiatrici. Questa la decisione adottata dal tribunale nei confronti del 49enne che, la sera dello scorso 11 novembre accoltellò l’anziana madre e poi le diede fuoco incendiando anche la loro casa di via Piave, in pieno centro a Limbiate .
Il brutale omicidio era avvenuto la sera dell’11 novembre dell’anno scorso
Il brutale omicidio era avvenuto la sera dell’11 novembre dell’anno scorso

Non imputabile, per totale vizio di mente, e per questa ragione assolto. Ma Alessandro Magni dovrà trascorrere almeno 10 anni, in una casa di cura per malati psichiatrici. Questa la decisione adottata dal tribunale nei confronti del 49enne che, la sera dello scorso 11 novembre accoltellò l’anziana madre e poi le diede fuoco incendiando anche la loro casa di via Piave, in pieno centro a Limbiate .

Il provvedimento è del gup di Milano Franco Cantù Rajnoldi, al termine del processo celebrato nei giorni scorsi con rito abbreviato. Il giudice ha accolto la richiesta della Procura e della difesa, in base anche a una perizia che ha confermato che l’uomo era malato fin da quando era ragazzino e soffriva di “schizofrenia paranoide”. Magni era stato trovato dai carabinieri sotto casa, con le mani ancora sporche del sangue della madre Rossana Bezzi, di 72 anni. L’uomo si era convinto che la donne fosse un «demone» nonostante lei si fosse sempre occupata di lui.

Prima l’aveva accoltellata, poi aveva cosparso il corpo con liquido infiammabile e le aveva dato fuoco incendiando anche l’appartamento. I carabinieri di Desio e i vigili del fuoco di Bovisio Masciago, intervenuti per l’incendio, lo avevano trovato in evidente stato confusionale. Da alcune settimane, mamma e figlio litigavano sempre più spesso.

I problemi di Alessandro Magni si erano aggravati dopo la morte del padre, qualche anno fa, e ancora di più dopo il trasferimento a Limbiate, a febbraio 2015. La 72enne si era rassegnata a lasciare la storica casa milanese di via Paternò, per stare più vicina alla figlia Patrizia, che viveva a Limbiate già da 15 anni. Nei nove mesi vissuti a Limbiate il 46enne non era riuscito a socializzare con nessuno. Il gup per lui ha disposto 10 anni di libertà vigilata, con ricovero in una comunità con elevato livello di protezione socio sanitario.