Abusò del bambino dei vicini, il tribunale di Monza condanna un 80enne

Il tribunale di Monza ha condannato un 80enne a sei anni di reclusione, 40mila euro di risarcimento e il divieto di frequentare luoghi in cui entrare in contatto con minori: secondo il giudice ha abusato del figlio dei vicini quando il bambino aveva otto anni. L’uomo nega.
Un’aula del tribunale di Monza
Un’aula del tribunale di Monza

Sei anni di reclusione, il divieto di frequentare luoghi che lo portino a contatto con minori, e 40mila euro di risarcimento provvisionale riconosciuti a favore dei vicini di casa, genitori di un bimbo di soli 8 anni vittima di abusi. È la sentenza pronunciata nella tarda mattinata di ieri al tribunale di Monza, dai giudici del collegio presieduto da Silvia Pansini, nei confronti di un ottantenne finito sotto processo per violenza sessuale aggravata nei confronti del piccolo figlio dei vicini di casa in un comune della Brianza.

Per l’uomo, la richiesta della pubblica accusa era stata per la condanna a sette anni e mezzo. I fatti contestati sono avvenuti in una villetta bifamiliare. La denuncia, sfociata nella pronuncia di ieri, nasce dal racconto del piccolo di 8 anni ai genitori. Il bambino è stato sentito con la formula dell’audizione protetta da una psicologa. Le sue dichiarazioni sono parse credibili e molto dettagliate, difficilmente frutto di un’invenzione. Prima dell’episodio oggetto della contestazione della procura, ci sarebbero stati da parte dell’imputato alcuni tentativi di approccio sessuale. Un pomeriggio, tuttavia, l’uomo è riuscito negli abusi, approfittando della circostanza di essere rimasto a casa solo col piccolo.

Tra vicini di casa, infatti, c’era un rapporto di fiducia. Mai i genitori si sarebbero potuti aspettare un simile comportamento. E invece l’anziano ha costretto il minore a subire le sue attenzioni nell’anticamera di casa sua. Dopodiché, naturalmente, lo ha invitato a non riferire nulla a nessuno dell’accaduto, dicendogli che avrebbero avuto presto un altro incontro, ma “stavolta nel letto”. Prima delle conclusioni delle parti, avvenute la scorsa udienza, al banco dei testimoni si è presentata la compagna dell’imputato che ha parlato di “rapporti di buon vicinato” con la famiglia della vittima “anche dopo la presentazione della denuncia”. La donna ha difeso l’ottantenne, nonno di alcuni nipoti e incensurato. La testimone ha riferito di non essersi mai accorta di niente, relativamente alle attenzioni morbose nei confronti del piccolo, che hanno portato alla condanna a sei anni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Andrea Scappatura del foro di Monza, ha contestato “l’assoluta mancanza di prove”, parlando di “accusa basata sul solo racconto di un bambino, sentito solo in incidente probatorio”. L’avvocato ha riferito che il suo assistito è rimasto “basito” di fronte alle “infamanti” accuse.