A Monza e in Brianza sono 48 i beni confiscati alla malavita

Con 48 immobili confiscati alla malavita organizzata, la provincia di Monza e Brianza occupa il sesto posto in Lombardia dopo Milano (708 immobili sequestrati). Da Busnago a Ceriano Laghetto. Lo speciale del Cittadino in edicola.
A Monza e in Brianza sono 48 i beni confiscati alla malavita

Con 48 immobili confiscati alla malavita organizzata, la provincia di Monza e Brianza occupa il sesto posto in Lombardia dopo Milano, con la cifra record di 708 immobili sequestrati, Brescia (124), Varese (89), Como (67) e Lecco (59). Maglia rosa a Sondrio con “soli” 4 immobili sequestrati ai clan.
«Peccato – puntualizza Marco Fraceti, direttore dell’Osservatorio antimafia di Monza e Brianza nello speciale sul Cittadino di Monza e Brianza in edicola giovedì 29 gennaio 2015 (vai allo store online) – che i dati in possesso dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ente posto sotto la sorveglianza del Ministero dell’interno, siano fermi al 2010. Poi, con la maxi inchiesta “Infinito” che ha portato all’arresto e, alla successiva condanna di più di 200 persone tra Reggio Calabria, Milano e la Brianza, lo scenario si è trasformato. Sono centinaia gli immobili che, solo in Brianza, andrebbero aggiunti a quelli già computati dall’Agenzia. E tra questi – precisa – ci sono addirittura aziende, tirate su fin dalle fondamenta dalla mafia».

Dando uno sguardo alla tabella dell’Agenzia, emerge che gli immobili, finiti in mano alla malavita, si trovano a Bernareggio, Brugherio, Busnago, Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Desio, Giussano, Limbiate, Lissone, Meda, Misinto, Monza, Nova Milanese, Seveso e Veduggio con Colzano. È il Comune di Brugherio a detenere il numero maggiore di immobili sequestrati alla mafia, ben 9, seguito da Desio e Misinto (entrambi 7) e Giussano e Nova Milanese (entrambi 6). Nel capoluogo risultano essere solo 2 gli immobili sequestrati, 1 a Lissone e 1 a Limbiate. Variegate le tipologie. Si va da ville, ad appartamenti in condominio a box fino ad arrivare a società a responsabilità limitata e in accomandita semplice (a Brugherio, Limbiate, Lissone e Seveso), imprese individuali (a Giussano) e terreni edificabili (a Desio e Veduggio con Colzano).

«È giunta l’ora che gli appalti siano normati da regole certe – sottolinea Fraceti – non più dalla regola del massimo ribasso in cui vince l’azienda che offre uno sconto del 40% e oltre. Col benestare di amministratori ed enti compiacenti che si rifaranno dell’investimento facendo pagare il doppio o il triplo dei soldi persi ai cittadini. Il tutto, per opere destinate a rimanere spesso immense cattedrali nel deserto. E qui i casi dei lavori in viale Lombardia a Monza, del palazzo, subito abortito, della nuova Provincia e della palazzina dei Vigili del Fuoco rappresentano esempi eloquenti».

«Così come servirebbero anche “White list” in cui catalogare le aziende che si aggiudicano appalti o subappalti. Tanto più che la Prefettura è rimasta finora immobile».

Inoltre, «imprenditori e politici sono le due figure che collaborano meno con la Magistratura – puntualizza Fraceti – così, esistono comparti, dal movimento terra allo smaltimento dei rifiuti fino al traffico di rottami, su cui si continua a sapere poco o nulla».

Per non dire, dell’ultimo stratagemma. «Sono in crescita gli immobili realizzati dalla malavita e falsamente sfitti o invenduti – precisa il segretario della Filca Cisl, Armando Busnelli – Una trovata orchestrata per pagare meno tasse e aggirare il fisco».